sabato 8 dicembre 2012

tumori al cervello e cellulari


Negli ultimi anni i tumori al cervello sono aumentati di ben tre volte e l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha riconosciuto la possibile cangerogenicità dell'uso del cellulare. Basterebbe poco per ridurre i possibili rischi sulla salute derivanti dai cellulari. È sufficiente applicare il principio di precauzione e informare i cittadini. Unisciti a me nel chiedere agli operatori telefonici di metterci al corrente dei possibili rischi e delle misure utili a redurli. Mi chiamo Innocente Marcolini e sono affetto da un “neurinoma” (un tumore benigno) sviluppatosi sul trigemino sinistro del volto. Recentemente sono apparso sui giornali e in televisione per essere il primo “caso” al mondo per il quale la Magistratura ha definitivamente riconosciuto che la causa del mio tumore risiede “molto probabilmente” nell’uso del cellulare e del cordless. Due apparecchi che ho utilizzato in 12 anni di lavoro per parecchie ore al giorno. Se avessi saputo del rischio che correvo, e soprattutto se avessi saputo come prevenirlo, probabilmente ora non mi troverei in questa situazione. Per questo chiedo a Wind, 3, Tim e Vodafone, di inviare a tutti gli utenti 9 sms informativi per un uso sicuro del cellulare; 9 pillole suggerite dall'Associazione per la Prevenzione e Lotta all’Elettrosmog. Chiedilo insieme a me.

martedì 24 gennaio 2012

Comincia la caccia ai 'motori' della vita Si cercano i meccanismi all'origine delle prime cellule

E' cominciata la caccia ai ''motori'' che hanno reso possibile la vita sulla Terra: e' stato riprodotto in laboratorio uno dei meccanismi fondamentali comuni a tutti i viventi, il metabolismo, mentre si punta a ricostruire il progenitore delle attuali fabbriche di proteine, i ribosomi, e a individuare la logica piu' plausibile alla base della vita: sono questi alcuni dei risultati presentati nel convegno sui ''segreti della vita'' organizzato a Roma da Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), universita' di Roma La Sapienza e Istituto israeliano Weizmann. Simulazioni al computer, biologia strutturale, biochimica sono le armi che gruppi di ricerca di tutto il mondo stanno affinando per ricostruire tutti i passi che hanno permesso la nascita di organismi viventi. L'obiettivo e' andare oltre le cellule per scoprire ''ingredienti'' e meccanismi che le hanno rese possibili. - Prima delle fabbriche di proteine: ''Intendiamo costruire quello che potremmo chiamare il pre-ribosoma, ossia l'entita' molecolare che esisteva prima che si formassero le cellule'', ha detto Ada Yonath, la ricercatrice dell'istituto israeliano Weizmann che nel 2009 ha avuto il Nobel per la Chimica per aver scoperto la struttura dei ribosomi. L'obiettivo e' ''capire che aspetto avessero queste strutture prima che sulla Terra comparisse ogni forma di vita'', ha aggiunto. Costruire queste macchine della vita primordiali e' un traguardo realistico, secondo la ricercatrice, anche se e' al momento impossibile prevedere quando sara' possibile raggiungerlo: ''costruire un pre-ribosoma in laboratorio - ha detto ancora - potrebbe essere questione di settimane, ma nessuno sa dire quanto tempo occorrerebbe per farlo funzionare''. - Ricostruita la macchina del metabolismo: il gruppo coordinato dal genetista Ernesto Di Mauro, dell'universita' di Roma La Sapienza, ha ricostruito in laboratorio i cicli e le reazioni alla base del metabolismo, vitali per le cellule. Il risultato puo' aprire le porte alla possibilita' di costruire in laboratorio una cellula primitiva che funzioni spontaneamente. - La logica alla base della vita: organizzare in un quadro unico tutto quello che si sa sulla costruzione e il funzionamento della vita, in cerca delle regole piu' plausibili che hanno permesso la nascita degli organismi dai piu' semplici ai piu' complessi. A questo obiettivo sta lavorando in Italia il gruppo di Glauco Tocchini-Valentini, dello European Mouse Mutant Archive (Emma) coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, a Monterotondo (Roma). Dagli esseri semplicissimi come i lieviti ai marsupiali come il canguro, passando per il topo, i dati sulle strutture fondamentali della vita sono ormai numerosi, ma sulle regole che li hanno resi possibili non c'e' altrettanta chiarezza. Si punta quindi a sfruttare tutti gli strumenti e le strategie di analisi disponibili per organizzare il gran numero di dati disponibili in un quadro unico, all'insegna del percorso piu' plausibile da un punto di vista logico.

Cellule staminali per ricostruire il pene Primo successo nei ratti

Diventa possibile ricostruire il pene con l’aiuto delle cellule staminali. Lo dimostra uno studio internazionale coordinato dall'americano Wayne Hellstrom, della Tulane University di New Orleans, pubblicato sulla rivista dell'Accademia di Scienze Americana (Pnas). Il lavoro è stato condotto sui ratti, ma gli autori sono convinti che in futuro potrebbe dimostrarsi efficace anche nell’uomo, ripristinando la funzione erettile grazie alla rigenerazione dei tessuti danneggiati e contribuendo in questo modo a migliorare la chirurgia ricostruttiva del pene. Quest’ultima e’ spesso usata per trattare condizioni come la malattia di Peyronies, caratterizzata dalla crescita, spesso dolorosa, di placche in tutto il tessuto erettile dell'organo. Nell'esperimento condotto sui ratti è stato utilizzato un tessuto prelevato dall'intestino dei maiali, chiamato submucosa intestinale e già usato in chirurgia per la ricostruzione di organi urogenitali, come la vescica. Il tessuto e’ stato pre-trattato con innesti di cellule staminali prelevate dal tessuto adiposo dei ratti. In particolare i ricercatori hanno ricostruito una guaina fibrosa (la tunica albuginea) che riveste strutture fondamentali perchà possa avvenire l’erezione, come i corpi cavernosi. Così modificato, il tessuto adiposo dei maiali, è stato impiantato nei ratti e a distanza di otto settimane i ricercatori hanno osservato risposte significative rispetto a quelle riscontrate in un altro gruppo di ratti, sottoposto all’intervento di chirurgia ricostruttiva con le tecniche tradizionali. L'intervento basato sull’uso delle cellule staminali ha inoltre aumentato fino al 40% il diametro del pene dei ratti. Le cellule staminali derivate dal tessuto adiposo hanno dimostrato anche di essere in grado di riparare il tessuto danneggiato, aumentando la differenziazione cellulare e stimolano il rilascio dei fattori di crescita cellulare. In questo modo hanno contribuito a ripristinare i tessuti erettili, migliorando il flusso di sangue e stimolando la produzione di ossido nitrico, vero e prorprio motore dell'erezione

mercoledì 18 gennaio 2012

ECCO L'IMMAGINE DI UN CODARDO CHE A MESSO A RISCHIO 4000 PERSONE!!!

"Il Comandante tutto il tempo al telefono" l'ultima ipotesi: rotta suicida per una sfida

Scavalcato dai secondi: "Via all'evacuazione, decidiamo noi". L'ufficiale sceso in sala macchine: "Continuavo a urlare nell'interfono che giù era tutto allagato ma nessuno mi rispondeva". Il precedente di Marsiglia, il 7 dicembre, quando già mise a repentaglio una nave carica con una manovra spericolata GROSSETO - Il naufragio della "Concordia" restituisce altri segreti. E le parole del procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, lo confermano. "Al di là della posizione del comandante, stiamo valutando le eventuali responsabilità dell'intera catena decisionale", dice. È un'affermazione volutamente anodina, ma sufficientemente chiara. Che annuncia nuovi avvisi di garanzia, almeno tre, e dissimula le domande intorno a cui ruota l'inchiesta. Chi ha assunto davvero le sciagurate decisioni della notte di venerdì 13? Il solo Francesco Schettino? Cosa è accaduto in plancia tra le 21.42 (il momento dell'impatto con il granito degli scogli del Giglio) e le 22.58, momento in cui viene registrato l'ordine di evacuazione della nave? Cosa ha saputo in quei frangenti l'armatore, la "Costa Crociere"? E che ruolo ha avuto? Perché tanto ritardo per impartire il più ovvio e ragionevole degli ordini? Perché è stato deciso un "inchino" all'isola con modalità di manovra così azzardate? Nelle ultime ventiquattro ore, tra Grosseto, Orbetello, Porto Santo Stefano e Livorno, sono stati ascoltati dagli inquirenti una decina di testimoni chiave. L'intero quadro ufficiali della Concordia. Tra loro, Salvatore Orsini e Silvia Coronica (secondo e terzo ufficiale), gli ufficiali di coperta Martino Pellegrini, Andrea Bongiovanni, Giovanni Iaccarino e Alessandro Di Lena. E nei loro ricordi, è un nuova messe di dettagli che, messi insieme, accreditano una nuova incredibile ipotesi. Che venerdì 13, Francesco Schettino stesse in realtà conducendo una sfida. Dimostrare "ancora una volta" di che cosa era capace in mare. Del resto, lo vedremo, lo aveva già fatto. Sulla stessa nave, il 17 dicembre. AL TELEFONO CON LA COSTA Torniamo dunque alla notte di venerdì. E ai 60 minuti in cui si gioca il destino della "Concordia", del suo equipaggio e dei suoi 4.200 passeggeri. Cosa accade in plancia, dopo l'impatto? Racconta l'ufficiale Alessandro Di Lena: "Il comandante si è attaccato al suo telefono cellulare. Ha fatto numerose chiamate. Noi gli facevamo domande. "Comandante, che si fa?". Ma lui, niente, era sempre al telefono". Al telefono con chi? Almeno tre diversi ufficiali in plancia riferiscono un dettaglio cruciale. "Schettino chiama almeno tre volte, forse quattro, Ferrarini, con cui parla a lungo". Roberto Ferrarini è il "Marine operation director", il responsabile dell'unità di crisi e controllo della flotta "Costa". I due parlano per prendere quali decisioni? Interpellate da Repubblica, fonti della società armatrice, spiegano: "È vero, Schettino ha contattato Ferrarini una prima volta alle 22.05 e a seguito di quella comunicazione sono state attivate le procedure di emergenza". Bene. Ferrarini ordina forse al comandante di evacuare la nave? O di allertare la Guardia Costiera? Se lo fa, perché Schettino ignora la disposizione (l'evacuazione sarà ordinata solo alle 22.58 dopo un'ulteriore insistenza della Guardia Costiera)? E se effettivamente Schettino fa di testa sua, perché, la mattina del 14, la società armatrice difende la correttezza del comportamento del suo comandante? La "Costa" sostiene ufficialmente di "non poter violare in questa fase il segreto di indagine" e dunque di non poter dare risposte sul contenuto di quelle tre telefonate. Ma, ufficiosamente, fonti interne alla compagnia riferiscono che, effettivamente, le comunicazioni di quella notte con Schettino sono movimentate. Il comandante ammetterebbe infatti di avere "un problema grave a bordo", ma, a quanto riferiscono ancora le fonti, lo minimizzerebbe, sostenendo di potercela fare. È un fatto - e questa volta a riferirlo sono due ufficiali in plancia - che la terza e ultima delle telefonate con Ferrarini, prima di evacuare la nave, si chiude con le parole del comandante. Affranto. "La mia carriera finisce qui. Mi licenziano". CON PALOMBO AL CELLULARE Ferrarini non è il solo con cui Schettino passa quell'ora cruciale al telefono. C'è anche il commodoro in quiescenza Mario Terenzio Palombo, l'ufficiale che, per quattro anni, è stato il suo comandante sulla "Serena", la nave gemella della "Concordia". Il destinatario dell'inchino. Interrogato in procura, Palombo, conferma di aver parlato quella notte con Schettino. Di averlo chiamato lui, dopo essere stato avvertito dal sindaco del Giglio, che la Concordia aveva dei problemi. È così? Altre fonti investigative, spiegano che, in realtà, "si sta verificando se Schettino fosse al telefono con Palombo già al momento dell'impatto con gli scogli". In una sorta di "diretta telefonica" del suo azzardo (la procura ha chiesto di acquisire i tabulati del cellulare del comandante). È un fatto che Palombo, dopo aver parlato con Schettino contatta la Costa Crociere, come conferma la compagnia: "Effettivamente, Palombo, che è uno stimatissimo comandante, con una lunga carriera in Costa, risulta aver contattato Gianni Onorato, il direttore generale. Ma quando la società era ormai già al corrente dell'emergenza". NEL VENTRE DELLA NAVE ALLAGATA Dobbiamo immaginare la scena, tra le 21.42 e le 22.58. Schettino attonito in plancia e al telefono. I passeggeri con i salvagenti indossati, in attesa di ordini. Il quadro diventa drammatico nelle parole di Giovanni Iaccarino, primo ufficiale. "Alle 21.42, dopo l'impatto - riferisce a verbale - il comandante mi ordina di scendere in sala macchine. Mi precipito e lo spettacolo è terrificante. Tutto allagato. Avevo letteralmente l'acqua alla gola. Allagato il comparto motori. Allagati i generatori. Allagato i quadri di trasmissione elettrica". Iaccarino si attacca all'interfono e grida in plancia quello che vede. "Allagato comparto motori", "allagato generatore". In plancia, lo "copiano" ripetendo ad alta voce quello che ascoltano. Sono fuori uso le pompe, fermi i motori. Tutti aspettano una risposta scontata: l'evacuazione. Anche perché, sulla nave, funziona ormai una sola fonte di energia. Un piccolo "Isotta Franschini" diesel. Il "Paperino", come chiamano in gergo il generatore di emergenza sul ponte più alto della "Concordia", in grado di alimentare soltanto le luci di emergenza a bordo. Iaccarino, torna a gridare all'interfono quello che vede ogni dieci minuti. Ma non c'è risposta. Schettino è al telefono. L'ORDINE DI SALIRE SULLE SCIALUPPE Intorno alle 22.30, in plancia, è chiaro che attendere una risposta dal comandante è inutile. Accanto a Schettino è rimasto di fatto il solo Dimitri Christidis, ufficiale superiore greco (sarà con lui "appennellato" nella scialuppa che li porta in salvo nella notte). Altri ufficiali decidono di investire di fatto del comando della nave Roberto Bosio, il comandante in seconda, un ligure che con Schettino ha sempre avuto rapporti di profonda diffidenza e rivalità marinara. Bosio è per l'immediata evacuazione e, infatti, comincia le operazioni anche senza l'ordine ufficiale. Bosio non deve avere tutti i torti se è vero quello che riferisce ancora Di Lena: "Per i primi quaranta minuti dall'impatto, la nave è rimasta in assetto. Avremmo potuto agevolmente calare le scialuppe con i passeggeri su entrambe le murate. Saremmo arrivati tutti a terra senza neanche bagnarci i piedi". LA FOLLIA DI MARSIGLIA La Concordia sta affondando e per la prima volta i suoi ufficiali hanno la forza di ribellarsi al loro comandante. Non l'avevano avuta il 17 dicembre scorso quando - è l'altra sconvolgente verità che emerge dai verbali - Schettino mette a repentaglio una prima volta la nave, carica di passeggeri. Quel giorno, la Concordia è all'ancora nel porto di Marsiglia. Il vento soffia tra i 50 e i 60 nodi. Una tempesta. Racconta l'ufficiale di coperta Martino Pellegrino: "Ci radunò sulla banchina e ci informò che saremmo usciti comunque, nonostante quel vento. Ci fu un silenzio agghiacciante. Ci guardammo tra di noi, ma non avemmo la forza di parlare. Poi, ci ordinò di ispezionare i respingenti della banchina, per assicurarci che tenessero". Quel giorno, infatti, la manovra è spericolata. La "Concordia" lascia la banchina con le "macchine avanti tutta" facendo leva proprio su quei respingenti, come fossero una molla. LA SFIDA DEL GIGLIO Marsiglia il 17, il Giglio il 13. Sembra una cabala scaramantica. Ma forse - è l'ipotesi degli inquirenti - è una terribile "sfida marinara". Schettino vuole dimostrare a se stesso e agli altri ufficiali della Costa quello di cui è capace. La notte del 13 - come hanno ora accertato i nuovi rilievi cartografici - ordina all'ufficiale di rotta di definire la traiettoria per accostare il Giglio. Nel sistema elettronico di comando integrato - racconta ancora Pellegrino - viene immessa la rotta "278° nord-ovest" per arrivare a 0,5 miglia da terra (900 metri). Ma quando la "Concordia" vede le luci del Giglio, Schettino prende il timone. "Passiamo in manuale", ordina. "Comando io". E quell'accosto per l'inchino, diventa una roulette russa.

lunedì 19 dicembre 2011

''Nel 2013 sarà sperimentato un vaccino contro l'Aids''

Robert Gallo, tra gli scienziati che hanno scoperto il virus dell'Hiv, ha annunciato che nel 2013 dovrebbe essere avviata la sperimentazione di un vaccino contro l'Aids. Ricevendo a Roma il premio Mino Damato, il direttore dell'Institute of Human Virology dell'University of Maryland School of Medicine di Baltimora, uno dei massimi esperti al mondo sul virus Hiv, ha fatto sapere che è in corso una sperimentazione, alla quale sta partecipando in prima persona, "avviata dall'esercito americano con la Sanofi Aventis, in Thailandia, dove i risultati sono stati molto buoni". L'importanza di Bill Gates per la ricerca "Partendo da quella - ha aggiunto -, abbiamo ottenuto risultati ancora migliori, per il momento solo sulle scimmie. Penso che a metà 2013 inizierà la sperimentazione clinica". Gallo ha anche sottolineato il ruolo di mister Windows, Bill Gates, nel finanziare la ricerca sull'Aids: "Lui ha fatto la differenza: è un eroe, ha spinto sulla ricerca e ha fatto aumentare molto l'attenzione sui vaccini".